GASTON PARIS
LA LEGGENDA DI SALADINO
TRADUZIONE
DI
MARIO MENGHINI
IN FIRENZE
G. C. SANSONI, EDITORE
—
1896
PROPRIETÀ LETTERARIA
Firenze — Tip. G. Carnesecchi e Figli.
[1]
Il giovine erudito italiano, che ha pubblicato ilbreve studio del quale abbiamo letto il titolo,[1] non considerail suo se non come un saggio provvisorio e preparatorio;avrebbe in animo di riprenderlo piú tardiper allargarlo e domanda che sia aiutato per compierloe renderlo piú esatto. Corrispondo a questo suodesiderio comunicando qui alcune note prese, almenoin parte, da molto tempo, su quella che si è potutachiamare la leggenda di Saladino, occupandomi specialmentedella parte francese del soggetto, sul qualeil Fioravanti confessa di avere in ispecial modo pochenotizie.[2]
Sono ben lieto di venire in aiuto, per parte mia,ad un lavoratore coscienzioso e modesto; d'altronde,l'oggetto delle sue ricerche è per sé stesso, se non di[2]capitale importanza, almeno abbastanza curioso, perchépiaccia di contribuire a farlo conoscer bene; infine,facendo ciò, si toccano punti ancora poco chiaridella nostra antica storia letteraria, sui quali essofornisce l'occasione di spendere un po' di tempo. Presenteròqueste note nell'ordine col quale le avevo altravolta classificate, e che non è sempre quello del Fioravanti;mi riferirò al suo lavoro per tutto ciò che visi trova già sufficientemente chiarito.
I racconti dei cristiani su quello, che fu il piú terribileloro avversario e il distruttore del regno di Gerusalemme,gli sono, in generale, in tutto favorevoli;dirò piú tardi qualcosa intorno alle cause di questofenomeno, in apparenza abbastanza sorprendente. Peròbisogna notare che alcuni di questi racconti, e precisamenteil piú antico, hanno al contrario uno spiccatocarattere di malevolenza che apparisce, in modonaturalissimo, dal dispetto e la umiliazione che le strepitosevittorie del sultano kurdo cagionarono ai vinti,e soprattutto ai cristiani stabiliti in Siria, e da lui cacciatidai loro possessi. Infatti, presso di loro si formòindubbiamente una leggenda ostile, relativa ai suoiprimi anni, che noi vediamo diffondersi in Occidenteal momento stesso dei suoi piú splendidi successi. Dapprimaessa, sotto la forma piú virulenta, ci appare inun curioso poema latino, sin qui inedito e appena segnalato,[3]che non è giunto intero sino a noi, e chedeve essere stato composto nel 1187, poco prima dellapresa di Gerusalemme.
[3]
Saladino, di condizione servile, s'introduce nellacorte di Norandino, diviene l'amante della moglie, permezzo della quale ottiene il favore del sultano. A Babilonia(cioè al Cairo) uccide perfidamente un giudiceintegerrimo alla stessa tavola alla quale colui l'avevaammesso; penetra con l'astuzia, non potendo entrarecon la forza, nella città dove risiede l'amulanus,[4] l'assassina,e s'impadronisce dei suoi tesori che distribuiscetra i complici. In seguito, fa avvelenare Norandino epone