Più che l'amore
TRAGEDIA MODERNA
DI
GABRIELE D'ANNUNZIO
PRECEDUTA DA UN DISCORSO E ACCRESCIUTA
D'UN PRELUDIO D'UN INTERMEZZO E D'UN ESODIO.
Posso, come te, cantare
nei supplizii.
Maria Vesta.
MILANO
Fratelli Treves, Editori
1907.
—
Quinto migliaio.
PROPRIETÀ LETTERARIA
I diritti di riproduzione e di traduzionesono riservati per tutti i paesi, compresila Svezia, la Norvegia e l'Olanda.
Published in Milan, December 8th, 1906.Privilege of copyright in the UnitedStates reserved under the Act approvedMarch 3rd, 1905, by Fratelli Treves.
Tip. Treves.
[iii]
A Vincenzo Morello.
Questo libro non è offerto al difensoredel colpevole Ulisside, allo scrittore cheprimo di sopra la vil canizza gazzettantelevò una parola d'uomo pensoso e animoso.Questo poema di libertà, dove la più bellasperanza canta la più alta melodìa, è offertoal buon compagno che nella notte delmio publico vituperio, quando ancóra s'udivadietro a noi la via del Teatro sonaremaravigliosamente di urla implacabili, partecipòdella mia allegrezza e rise del mioriso. Qual più virile testimonianza di fedeavrebbe egli potuto dare in quel punto allamia forza paziente? Eccogli dunque il segnodel mio grato animo, nel suo nome.
Eravamo, te ne ricordi?, presso quelleTerme di Diocleziano che, inalzate al culto[iv]del corpo ignudo e dell'acqua salutifera,ora chiudono entro le ruine di sanguignomattone la nudità di un popolo marmoreo.Come il vento di quel clamore non giungevacerto a toccare alcuna di quelle bellestatue erette nel silenzio notturno, così nonvaleva a turbare in me stesso alcun lineamentodell'opera solitaria che, espressadalla mia più profonda ansietà, omai nonapparteneva se non all'immoto suo fato.E, come a quella muraglia imperiale aderivaper me la memoria dei Cristiani morituriche la costrussero in dolore e inaspettazione, così all'ardua mia gioia eracommisto un affetto evangelico: una piareverenza e riconoscenza verso la moltitudineurlante e calpestante; perché, inverità, quello strepitoso impeto di odio oforse di amor cieco — verso il poeta cheda anni si sforza di rivendicare nel teatrolatino le potenze del Ritmo e di restituiresu l'altura scenica il dominio della Vitaideale — era una specie di spettacolo dionisiacoche sostituiva nella nostra imaginazionela presenza delle forze elementari giàsignificata dal coro ebro dei satiri che accompagnòil passo della Tragedia primitiva.
[v]
«È una bella sera» dice l'Ulisside allorché,avendo preso commiato dal fratellogeneroso e dalla vita terribile con l'ultimastrofe del suo fùnebre canto, si accostaalla finestra aperta ed alza al cielo primaveriledi Roma gli occhi che fra poco sarannospenti. Si racconta che, come l'attoreebbe pronunziata quella parola tranquilla,un potentissimo scroscio di risarintronò tutto il teatro e fece lungamentesussultare il ventre innumerevo