IL PASSAGGIO


SIBILLA ALERAMO

IL
PASSAGGIO

ROMANZO

Tutto sarà trasformato

in qualcosa di ricco e di strano.

Shakespeare.

FIRENZE
R. BEMPORAD & FIGLIO, EDITORI
MCMXXI


Proprietà letterariadegli editori R. Bemporad & Figlio

I diritti di riproduzione e traduzione son riservati per tutti i paesi,compresi la Svezia, la Norvegia e l'Olanda

Copyright 1920 by R. Bemporad & F.º


427-920 — Firenze, Tipografia “L'Arte della Stampa” Succ. Landi


[5]

IL SILENZIO.

Il silenzio attende. Il silenzio, la più fedelecosa che in vita m'abbia allacciato.Più grande di me, via via ch'io crescevoanch'esso cresceva, sempre pareva volesseascoltarmi e tacevamo insieme, ed ancoraio mi ritrovavo uguale fra le sue braccia,senza statura, senza età, creata dal silenziostesso, forse, per un suo desiderio immutabile,o forse non mai nata, larvach'esso proteggeva.

Ancora una volta sono sola, sono lontana,e tutto intorno tace.

Lontano è chi mi ama, chi forse stanotteè pronto a sparire e mi benedice[6]avendo creduto in me. Lontani quelli cheho fatto soffrire e quelli che m'hannofatto soffrire, quelli che vorrebbero dimenticarmie non sanno di non avermiconosciuta. E ci sono sfondi dove nonsono attesa e dove altri viluppi di lucee d'ombra stanno e palpitano: invano ilsilenzio li cinge.

Nelle acque ferme laggiù tra i giunchile stelle riposano.

Perchè debbo cederti, o mio fedele?

Tu che delle inutili domande tanto ripetutefra i singhiozzi facevi entro il miopetto improvvisi guizzi di melodia, tu,s'io guardavo sino al torpore forme docilied insensate, qualche tizzo che ardeva,qualche rama squassata al vento,un poco di parete bianca o un'allegoriadi vele di ali sul mare.

Sono sola, nessun fiato fuor che il mioagita la fiamma di questa piccola lucerna.

[7]

Fuori, nel buio, qualcosa dilegua, adogni istante muore.

Lontane ugualmente da me la mortee la vita, s'io alfine parli.

Ma come se quest'ora tuttavia fossela mia ultima.

Come s'io non dovessi mai più ritrovarminuova sotto la carezza dell'aria.

È l'ora nostra, o mio fedele, fermacome le acque là tra i giunchi dove lestelle riposano.

[9]

LE ALI.

Prendo la mia forza, e prendo la miapena e la mia ansia.

Chi mi ha fatta così forte?

Per tanto tempo ho creduto fosse unmiracolo: sapevo d'avere in me elementiin guerra, la soavità di mia madre e laviolenza di mio padre, la timorosa melanconiadell'una e la ribelle baldanzadell'altro, il desiderio di cantare a vocesommessa per me sola e quello d'agirein mezzo al mondo, istinto di dedizionee istinto di conquista in opposizione perpetua:in tutto ciò non vedevo che cespitedi debolezza. I miei genitori errarono...

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