RELIQUIE
LE MASSE CRISTIANE


VECCHIO PIEMONTE


RELIQUIE
LE MASSE CRISTIANE

NOVELLE

DI

EDOARDO CALANDRA

Seconda Edizione

TORINO
F. CASANOVA, Editore
1889


PROPRIETÀ LETTERARIA

Torino — Vincenzo Bona, Tip. di S. M.


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RELIQUIE

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La ghiaia del viale scricchiolò sotto leruote, la nostra vettura passò lenta sottol’androne, svoltò nel cortile e andò a fermarsidavanti alla porta del fabbricato civile.

I due custodi, marito e moglie, sbucaronofuori dalla casetta rustica; l’uno si diede attornoa scaricar le nostre robe, l’altra andòper le chiavi, aprì larga la porta, salì lescale e comparve a spalancar successivamenteciascuna delle finestre per rinnovarel’aria, disperdere l’odore di rinchiuso, rinfrescaree spazzar dappertutto.

Il domani s’apriva la caccia.

Appena entrati in casa, Mario ed io, pensammoprima ai fucili, ai pacchi di cartuccie,alle munizioni, che furono collocate in un[8]armadio al sicuro, fuori dell’umidità; poi allenostre persone. Furono tratti dalle valigiegli abiti di tela chiari e leggieri e sostituitisui nostri individui agli abiti di panno scurie pesanti, i cappelli di feltro furono cambiatiin cappelli di paglia e si terminò l’operazionecon uno scrollamento generale di tutta lapersona ed un sospiro profondo di beatitudine,quasichè fossimo rimasti chiusi fino aquel momento nell’arnese di acciaio d’unuomo d’arme del 1500.

Michelina cacciava giù per la scala a grancolpi di granata le mummie delle mosche,i cadaveri stecchiti dei topi morti di fame,i ragni malconci che agitavano le zampe nelpattume. La polvere s’alzava come una nube.

Mario mi prese il braccio, mi tirò all’apertoin cortile, prima che il nembo ci cogliesse.

Di fronte alla casa, sopra un tavolo inpietra all’ombra del grosso pino, il custodeavea collocati una bottiglia, due bicchieried un canestro coperto di foglie.

Mario vi andò e levò le foglie. Oh lebelle pesche rubiconde! le Reines Claudes[9]trasparenti come d’ambra! le grosse prugnecolor d’ametista!

Ne fu incominciata immediatamente la distruzionementre si guardava la casa. — Inpaese la chiamano il Palazzo — disse Mario,scegliendo nel canestro la quinta pesca.

Non era un palazzo, ma una costruzionemolto semplice invece: due piani ed unagalleria ad arcate sotto il tetto. Era d’una tintagenerale bigio caldo, aveva gli spigoli, lemodanature, i contorni delle porte e dellefinestre segnati da striscie bianche a stucco,lavorate a graffito.

Lungo tutto il primo piano correva unbalcone in legno ingombro di masserizie,di canestri lunghi e piatti, nei quali seccavanoal sole funghi, prugne e peschedimezzate.

...

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