LA

VITA ITALIANA

DURANTE LA

Rivoluzione francese e l'Impero


Conferenze tenute a Firenze nel 1896

DA

Cesare Lombroso, Angelo Mosso, Anton Giulio Barrili, Vittorio Fiorini, GuidoPompilj, Francesco Nitti, E. Melchior de Vogüé, Ferdinando Martini, Ernesto Masi,Giuseppe Chiarini, Giovanni Pascoli, Adolfo Venturi, Enrico Panzacchi.

MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1897.


PROPRIETÀ LETTERARIA


Riservati tutti i diritti.

Tip. Fratelli Treves.


[445]

GIACOMO LEOPARDI
(1798-1837)


CONFERENZA

DI

Giovanni Pascoli.

[447]

Signore e Signori,

I.

Era un sabato, il più bel giorno dei sette: eio uscito “in sul calar del sole„ dalla porta diMonte Morello mi recava al colle detto MonteTabor. Sono ora pochi giorni: della primaveratuttavia irresoluta avevo visto già dal mattino,venendo dal Porto alla città di Recanati, inalberarela terra due insegne tra il pallore degliulivi; una candida, una rosea, d'un mandorlo ed'un pesco. E nelle prode e per i greppi vedevoora le margherite richiudere per la notturna vigiliai petali sfumati di carmino che candidierano apparsi nel giorno (spose biancovestiteche si tingono di rossore allo sbocciare dellastella); mentre io adorava le orme del Poeta, lasciandomialle spalle la “piazzuola„ piena del“lieto romore„ dei fanciulli e avviandomi[448]all'“ermo colle„ donde egli aveva sentito nell'animagl'“interminati spazi„ e i “sovrumani silenzi„.Il colle non è più quello, essendo statoin parte tagliato per dar luogo a una stradanuova, e piantato e ripulito e pettinato per diventareun giardino pubblico, il Pincio; ma“ermo„ era anche quella sera di sabato. E siudivano bensì grida di fanciulli, felici della festadel domani; ma di qua e là, di lontano; e velavanoappena la taciturnità del tramonto. Tornavaun contadino con la vanga sulla spalla,dando la faccia rugosa ai bagliori del sole. Tornavauna vecchierella con sul capo un piccolofascio di stecchi. Un'altra le si fermava di contro.Stettero, nereggiando tra uno scintillìo diversoe continuo, parlando tra uno scampanìofioco di voci remote. Parlavano a lungo: tentennavanola testa. Il “buon tempo„ pareva nonlo avessero conosciuto mai.

II.

“Donzellette„ non vidi venire dalla campagnacol loro fascio d'erba. Non ancora la lupinella insanguinai campi. Avrei voluto vedere il loro mazzolino,se era proprio “di rose e di viole„.[449]Rose e viole nello stesso mazzolino campestred'una villanella, mi pare che il Leopardi non leabbia potuto vedere. A questa, viole di Marzo,a quella, rose di Maggio, sì poteva; ma di avergià vedute le une in mano alla donzelletta,ora che vedeva le altre, il Poeta non dovevaqui ricordarsi. Perchè il Poeta qui rappresentaa noi cose vedute e udite in un giorno,anzi in un'ora; e bene le rappresenta, come nonsolevano i poeti italiani del suo tempo e deitempi addietro. E come

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