I DUE DESIDERII


SALVATORE FARINA

I DUE DESIDERII

(Prologo ed Epilogo)

MILANO
ALFREDO BRIGOLA & C.
EDITORI


Proprietà Letteraria riservata

Milano, 1889 — A. Colombo & A. Cordani, tipografi.


[7]

A Salvatore Delogu — Roma.

Natale, 1888.

Salvatore mio caro,

Come vedi, ho scritto un’altra novella che tugiudicherai almeno almeno curiosa, perchè si componeunicamente del Prologo e dell’Epilogo d’un granromanzo, il quale ognuno di noi, più o meno, havissuto.

Ragioni d’arte che non sto a dichiarare, ma chetu intenderai senza fatica, mi avevano consigliatofin da principio a non disporre questo romanzo incapitoli, e in ultimo a tacerlo, accennandovi solo dalontano il tanto che bastasse a illuminare lo studiopsicologico. Vorrei dire lo “studio filosofico„ se nonavessi paura di far la voce troppo grossa, chè si sa[8]bene essere la filosofia e la poesia e qualunque cosaaltissima negata sopratutto a chi fa il romanziere,negata non tanto dai profani di lettere, ma da moltiburbanzosi che di lettere insegnano dalla cattedra.Dunque il mio romanzo è lasciato all’immaginazionedel lettore, il quale non stenterà a farsene uno conle traccie che gli ho dato; io ho scritto solo il principioe la fine.

Tu leggi con la bontà che mi hai sempre dimostrato,pensando che se la mia scrittura non avessealtro pregio, questo ha almeno agli occhi miei d’essereintitolata a te, che, fra i molti amici cari, seiuno dei pochissimi avanzati. Gli altri sono morti opeggio che morti. Così ti siano risparmiate le afflizioni,e concessa lunga vita ai tuoi affetti.

S. FARINA.


[9]

Il primo a svegliarsi nell’ampio dormitorio,era sempre Desiderio; quando entravanoper i finestroni le luci smorte dell’alba,il piccino si era già messo a sedere sul letticciuoload aspettarle, e per non ricadere nel sonno,aveva contato i letti del camerone, che eranotrentadue, oltre quello del sorvegliante, in fondoin fondo, sotto l’immagine della Madonna.

Tutti quei piccoli dormenti, che empivano l’aria[10]di strani suoni, visti di scorcio o di profilo, allascarsa luce mattutina, con le bocche aperte e gliocchi chiusi, offrivano a Desiderio un po’ di svago.Ma gli davano anche un certo sgomento dal giornoche, svegliandosi, e non udendo la respirazionedel piccolo Giulio, il quale dormiva nel letticciuoloaccanto al suo, avea poi riconosciuto che il lettoera vuoto: nella notte Giulio si era sentito male,e l’avevano trasportato nell’infermeria.

Quel Giulio era un buon ragazzo, ma piangevasempre, perchè avendo conosciuto la mamma, chegli era morta, si ostinava a volerla ancora.

Desiderio si era provato tante volte a consolareil suo vicino, dicendogli che le mamme si ritrovanopoi in paradiso; ma un giorno Giulietto gli avevarisposto che lui di queste cose non ne poteva sapere,perchè la mamma non l’aveva conosciuta, eforse non l’aveva avuta nemmanco.

Era vero; Desiderio la mamma non l’aveva conosciuta,e forse non l’aveva nemmeno avuta; dimod

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