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GIAMBATTISTA DELLA PORTA

LE COMMEDIE
A CURA
DI
VINCENZO SPAMPANATO

BARI

                        GIUS. LATERZA & FIGLI
                       TIPOGRAFI-EDITORI-LIBRAI

1911

PROPRIETÁ LETTERARIA

LUGLIO MCMXI—28246

LA CINTIA

«SEBETO FIUME» FA IL PROLOGO.

Oh che pompa, oh che grandezza, oh che superbo spettacolo è questoch'oggi si rappresenta agli occhi miei! quando si vidde mai tantoornamento di sí superbo apparato? Veggio gli alti palagi, i doratitetti, le ornate logge e i sacri tempi della mia gran cittá ridotti inpicciol seno, e d'una Napoli forse un'altra Napoli. Onde qui tantilumi che non so se questo apparato sia asceso al cielo per arricchirsidelle sue stelle, o se le stelle del cielo sieno qua giú discese perillustrarlo? E se ben il sole è di sotto il nostro emisferio, quinondimeno si vede in mille parti diviso, sí che par veramente che dibellezza egli contenda col cielo. Ma perché dico «lumi», se sono vivismeraldi, infocati rubini e giacinti di dorato splendor fiammeggianti?o forse la primavera l'ha ornato col prato de' suoi infiniti e varifiori? O felici occhi miei, e quando vedeste voi mai in un ridottotante illustrissime persone, quando tanta bellezza di donne? Veramentecome l'Italia avanza tutto il mondo di pregio, cosí è ella avanzatadalle felici campagne dove risiede questa beata patria.

Ed ecco tutta la grandezza di Campagna chiusa in questo luogo; anziquanto di pompa, di bello e di magnificenza possiede l'intiero mondo,tutto oggi si rinchiude in questa sala. Laonde se Venere con le suegrazie è discesa dal cielo per goder cosí onorata compagnia digentildonne, le quali con lo splendor de' lor occhi lucenti hannofatto qui in terra un picciol cielo, se Marte con la sua gloria persedersi fra questi illustri cavalieri, se Giove con la sua maiestá perstarsi fra sí giustissimi senatori, se Mercurio con la sua eloquenzaper aiutar sí nobilissimi rappresentatori che hanno oggi a recitarvila favola; non vi debbia esser di maraviglia che vi compaia ancora ilvostro Sebeto, picciol fiume e umile sí bene, ma glorioso e grande perbagnar solo le mura dell'alma cittá di Napoli. Ché, lasciando le miefiorite sponde, l'erboso letto e l'onde piú chiare di stillatoargento, vengo ad un sí solenne spettacolo e ad allegrarmi con essovoi, o miei illustri e magnanimi figli; posciaché per cosí fattaragione posso far gloriosa concorrenza col Po, col Mincio e col famosoTebro.

Qui la copia col ricco corno feconda il bel vostro paese; qui lamoltitudine del popolo contende con la grandezza della cittá, perchéla cittá con la sua grandezza non cape in se stessa e il popolo èquasi infinito: la sua capacitá è cosí grande che non si può imaginarcosí gran popolo che basti a riempirla, e il popolo è cosí numerosoche non si può imaginar cittá che basti a capirlo; onde si può bendire che l'un resti dell'altro vincitore. Qui è il tempio dellareligione, qui il tr

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