STORIA
DELLE
REPUBBLICHE ITALIANE
DEI
SECOLI DI MEZZO

DI

J. C. L. SIMONDO SISMONDI

delle Accademie italiana, di Wilna, di Cagliari,
dei Georgofili, di Ginevra ec.

Traduzione dal francese.


TOMO IV.


ITALIA
1817.

[3]

STORIA

DELLE

REPUBBLICHE ITALIANE


CAPITOLO XXIII.

Guerra di Sicilia. — Grandezza e decadenzadella repubblica di Pisa. — Crudelmorte del conte Ugolino. — Nuoveturbolenze a Firenze.

La strage di Sicilia che non avevatolti al re Carlo che quattro mila soldatifrancesi, era più che una disfatta,un affronto ch'egli doveva vendicare;nè tale perdita era di tanta importanzach'egli non potesse ben tosto ripararvi.Se è vero che avesse adunati dieci milacavalli ed un proporzionato numero dipedoni per fare l'impresa del Levante;se ne' suoi vasti progetti calcolava laconquista di tutto l'impero greco, pareche con queste forze già riuniteegli avrebbe in pochi giorni potuto sottomettere[4]una provincia ribelle, non ancorapreparata ad una vigorosa resistenza,sprovvista di arsenali, di armata, ditesoro, non sostenuta da uno stabile governo,non difesa da esperti generali;ove tutto quanto gli si poteva opporreera l'odio profondo contro di lui concepitoed il timore delle sue vendette.Ma le passioni che agitano un'interanazione, che le danno un solo sentimento,una sola vita, un solo interessein faccia al quale tutto cede; le passioniche non lasciano calcolare nè sforzi, nèpericoli, nè sagrificj, danno ad un popoloassai maggiori mezzi di resistenza,di quelli che potrebbe somministrarglila previdenza d'un governo regolare, el'azione uniforme e sempre subordinataal calcolo della militare disciplina. LaSicilia fu invincibile: ella resistette aglisforzi combinati del re Carlo, del papa,del re di Francia, di tutti i Guelfi d'Italiae dello stesso re d'Arragona, cheper rappacificarsi colla Chiesa prese partein una vergognosa lega co' suoi nemici.La casa d'Angiò consumossi con inutilisforzi per ricuperare un regno avuto giàin suo dominio; e, mentre combatteva,l'Italia, di cui aveva minacciata la libertà,ricuperò la propria indipendenza:[5]anch'essa forse ne abusò, perciocchè,mancati i grandi interessi che la tenevanounita, e non vedendosi minacciatada vicino pericolo, si abbandonò alleparziali guerre tra città e città ed allaviolenza delle fazioni.

Ad ogni modo se la Sicilia non era dalmare separata dagli altri stati del re Carlo,non avrebbe probabilmente potuto lungamenteresistere. Un'armata vendicatricesarebbesi presentata in faccia a Messinaed a Palermo pochi giorni dopo la strage deiFrancesi; avrebbe trovato il popolo spossatodai suoi proprj furori e di già inpreda al pentimento, che in lui non simanifesta giammai con maggiore unanimità,che nell'istante in cui si riposa dopoi suoi primi eccessi.

Del 1282 prima che fosse organizzatala difesa della Sicilia, prima che Carloavesse potuto far pa

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