NOTE DEL TRASCRITTORE:

—Corretti gli ovvii errori tipografici e di punteggiatura.

—Sono state estrapolate dallʼindice generale dei nomi le voci riguardantiil presente volume; lʼindice completo (senza link) è stato mantenutonel terzo volume.

—La copertina è stata creata dal trascrittore usando il frontespiziodellʼopera originale; lʼimmagine è posta in pubblico dominio.

[i]
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SCRITTORI DʼITALIA


G. BOCCACCIO

OPERE VOLGARI

XIII


[iv]

GIOVANNI BOCCACCIO

IL COMENTO ALLA DIVINA COMMEDIA

E GLI ALTRI SCRITTI INTORNO A DANTE

A CURA DI

DOMENICO GUERRI

VOLUME SECONDO

BARI

GIUS. LATERZA & FIGLI

TIPOGRAFI-EDITORI-LIBRAI

1918

[v]


PROPRIETÁ LETTERARIA


GIUGNO MCMXVIII—49327

[1]

III

CONTINUAZIONE

DEL

COMENTO ALLA “DIVINA COMMEDIA”


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[3]

CANTO QUARTO

I

Senso Letterale

[Lez. XI]

«Ruppemi lʼalto sonno nella testa», ecc. Nel principio delpresente canto, sí come usato è lʼautore, alle cose dette nellafine del precedente si continua. Dissesi nella fine del precedentecanto come un vento balenò una luce vermiglia, la quale, toltogliogni sentimento, il fece cadere, come lʼuomo il quale è presodal sonno; per che, nel principio di questo, dimostra comequesto suo sonno gli fosse rotto. E dividesi questo canto in dueparti: nella prima dimostra come rotto gli fosse il sonno e comenello ʼnferno si ritrovasse; nella seconda, procedendo dietro aVirgilio, racconta sé avere molti spiriti veduti, pieni di gravi ecocenti sospiri, senza alcuna altra visibile pena. E questa secondacomincia quivi: «Or discendiam quaggiú nel ciecomondo».

Dice adunque nella prima parte cosí: «Ruppemi». Questovocabolo suona violenza, volendo in ciò dimostrare che ogniatto, che in inferno si fa, sia violento e non naturale. La qualcosa non è senza cagione, la quale è questa: giusta cosa èche chi, peccando, fece violenza aʼ comandamenti e aʼ piaceridi Dio in questa vita, violentemente sia daʼ ministri della giustiziapunito nellʼaltra.

[4]

«Lʼalto sonno». Il sonno, secondo che ad alcuno pare, èun costrignimento del caldo interiore e una quiete diffusa perli membri indeboliti dalla fatica; altri dicono il sonno essereun riposo delle virtú animali, con una intensione delle virtúnaturali. Del qual, volendo i suoi effetti mostrare, scrive Ovidiocosí:

Somne, quies rerum, placidissime somne deorum,
pax animi, quem cura fugit, qui corpora duris
fessa ministeriis

...

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