LEAVVENTURE DI PINOCCHIO


C. COLLODI

LeAvventurediPinocchio

Storia di un burattino

illustratada

CARLO CHIOSTRI

Incisioni di A. Bongini

Nuova edizione

FIRENZE
R. Bemporad & Figlio — Editori.


PROPRIETÀ LETTERARIA
DEGLI EDITORI R. BEMPORAD & FIGLIO

12 — 1902. — Tip. di V. Sieni, Corso de' Tintori, Firenze.


[5]

I.Come andò che Maestro Ciliegia, falegnametrovò un pezzo di legno che piangeva e rideva come un bambino.

— C'era una volta....

— Un re! — diranno subito i miei piccoli lettori.

— No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una voltaun pezzo di legno.

Non era un legno di lusso, ma un semplicepezzo da catasta, di quelli che d'inverno si mettononelle stufe e nei caminetti per accendereil fuoco e per riscaldare le stanze.

[6]

Non so come andasse, ma il fatto gli è che unbel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottegadi un vecchio falegname, il quale avevanome mastr'Antonio, se non che tutti lo chiamavanomaestro Ciliegia, per via della punta delsuo naso, che era sempre lustra e paonazza, comeuna ciliegia matura.

.... sentì una vocina sottile sottile.

Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzodi legno, si rallegrò tutto; e dandosi una fregatinadi mani per la contentezza, borbottò a mezza voce:

— Questo legno è capitato a tempo; voglioservirmene per fare una gamba di tavolino. —

[7]

Detto fatto, prese subito l'ascia arrotata percominciare a levargli la scorza e a digrossarlo;ma quando fu lì per lasciare andare la primaasciata, rimase col braccio sospeso in aria, perchèsentì una vocina sottile sottile, che disseraccomandandosi:

— Non mi picchiar tanto forte! —

Figuratevi come rimase quel buon vecchio dimaestro Ciliegia!

Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza pervedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina,e non vide nessuno! Guardò sotto il banco,e nessuno: guardò dentro un armadio che stavasempre chiuso, e nessuno; guardò nel corbellodei trucioli e della segatura, e nessuno; aprì l'usciodi bottega per dare un'occhiata anche sulla strada,e nessuno. O dunque?...

— Ho capito; — disse allora ridendo e grattandosila parrucca — si vede che quella vociname la son figurata io. Rimettiamoci a lavorare. —

E ripresa l'ascia in mano, tirò giù un solennissimocolpo sul pezzo di legno.

— Ohi! tu m'hai fatto male! — gridò rammaricandosila solita vocina.

Questa volta maestro Ciliegia restò di stucco,cogli occhi fuori del capo per la paura, colla bocca[8]spalancata e col

...

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