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PICCOLO ROMANZO


MATILDE SERAO


Piccolo Romanzo

NAPOLI
Luigi Pierro, editore
Piazza Dante 76
1891


Tipografia Morano e Veraldi nell'istituto Casanova, — NAPOLI


alla carissima CORNELIA

[9]

PICCOLO ROMANZO

Ella guardava il fragile fiore che si agitavanelle mani del bel principe: e un sottile brividodi terrore la invadeva lentamente. Ora ilbel principe indifferente e freddo aveva fissatoil fiore, quasi avesse voluto contarne i petalibianchi, dove si contiene la parola del destino,e avendo cavato dalla tasca un portafoglino molle,di seta rosea, accorciò il gambo del fiore, elo chiuse fra le pieghe, come in una custodiadolce e sacra. Miss Daisy aveva seguito con losguardo tutto ciò, e quando vide sparire il fiore,e poi sparire, nella tasca del petto, la sua roseacustodia, ella ebbe un lieve sospiro di sollievo.

— Morirà, morirà: ha trovato la sua tomba — ripetette,[10]quasi macchinalmente, la fanciullainglese.

— Tanto vi fa spavento, la morte? — dimandòdon Francesco.

— No: niente — diss'ella, profondamente.

— Parlavamo della morte — soggiunse lui.

E si voltò nel medesimo tempo, quasi peristinto, verso donna Clara, che giungeva, tuttarosea, tutta gloriosa, al braccio di Haiduck.

— Della morte? — esclamò donna Clara, scoppiandoa ridere.

— Sì — disse il bel principe, andando conlo sguardo da Daisy a donna Clara, dal fragilestelo di creatura bionda, al fiore magnificodi bellezza bruna, guardando le due ragazze,senza un sorriso, freddamente e serenamente — dellamorte. Ho proposto qui, amiss Daisy, di considerarci come se fossimo inpunto di morte e di confessarci l'un all'altro,come gli antichi cristiani.

— E non ha voluto? — disse donna Clara,aggrottando lievemente le sopracciglie imperiose.

— Non era possibile; — soggiunse il principe — missDaisy non ha peccati da confessare.

— E lei, principe?

— Io? Ne ho troppi: e non poteva far inorridire[11]il confessore. Venite via, Haiduck: lasciamosole queste signorine. Esse hanno bisognodi parlare male di noi.

E il bel principe indifferente fece un gransaluto, infilò il suo braccio sotto a quello delbrillante ufficiale ungherese e lo trascinò via.Ora le due ragazze sedevano sul divano, l'unaaccanto all'altra; con le braccia prosciolte, conle dita che mollemente stringevano il ventaglio.Sembravano ambedue molto stanche,come affrante: e il silenzio si prolungava fraloro. Quasi parea che l'una avesse dimenticatala presenza dell'altra, lontane ambeduele mille miglia, perdute, ognuna, nel suo sogno,dove la musica lontana faceva come dacullamento. Miss Daisy era diventata di nuovocosì pallida, che era vinto il roseo smorto delsuo viso: e la trionfante fanciulla bruna, accantoa lei, piegava la testa, come vinta dalsogno.

— Sei stata alla Trinità dei Monti? — domandòdonna Clara a miss Daisy, improvvisamente.

— Oh no! — rispose miss Margherita, negandovivamente — oggi, poi, no.

— E perchè?

[12]

— Perchè non vado mai in chiesa, quandola sera vado al ballo.

— Siete strane, voi altre inglesi. Che cientra il ballo con la chiesa?

...

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