LAVITA ITALIANANEL RINASCIMENTO
Conferenze tenute a Firenze nel 1892
DA
E. Masi, G. Giacosa, G. Biagi, I. Del Lungo,G. Mazzoni, E. Nencioni, P. Rajna, F. Tocco, D. Martelli,Vernon Lee, E. Panzacchi, P. Molmenti.
MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1896
—
TERZA EDIZIONE.
PROPRIETÀ LETTERARIA
Riservati tutti i diritti.
Milano. — Tip. Fratelli Treves.
[1]
DI
ERNESTO MASI.
Vi ricordate della tragedia di Vittorio Alfieri intitolata:La Congiura de' Pazzi? Come opera d'arte non ègran che, lasciando stare anche l'alterazione quasi grottescadei fatti storici, dei caratteri e persino dei nomidei personaggi. Ma non si tratta ora di ciò. Voglio notaresoltanto un fenomeno singolare, che parmi accadutoall'Alfieri nel trattar questo tema, ed è che mentre hasenza dubbio voluto travestire in Lorenzo e Giulianode' Medici due de' suoi soliti Egisti e Creonti, due de' suoisoliti tiranni, messi là a ricevere in pieno petto le contumeliedel prim'uomo e della prima donna, non soloil carattere di Lorenzo gli è, suo malgrado, riuscito ilpiù simpatico della tragedia, ma all'ultimo non sa piùegli stesso, l'Alfieri, da che lato pende il torto maggiore;i motivi della sanguinosa catastrofe, da prima apparsiglicosì chiari e lampanti, si direbbe che gli si oscuranotutto ad un tratto; e per conclusione finale mette inbocca a Lorenzo queste ambigue parole:
. . . . E avverar sol può il tempo
Me non tiranno e traditor costoro!
Sembra accorgersi tardi che il tentativo di raccoglieretutta la pietà tragica sui Pazzi, anzichè sui Medici, èun grosso errore, tanto sotto l'aspetto della storia, quanto[2]sotto quello dell'arte, com'ebbe poi a scrivergli con granfranchezza Melchiore Cesarotti, e si ferma lì come indubbio, e in questo dubbio lascia gli ascoltatori ed ilettori della sua tragedia. La quale ritengo, avrebb'egliconcepita in modo tutto diverso, se, in cambio d'averlascritta fra il 1779 e l'80, l'avesse scritta un dieci o dodicianni più tardi, quando, scoppiata la rivoluzionefrancese, la prospettiva della tirannide gli si era, percosì dire, rovesciata e gli pareva molto più intollerabilequella che viene dal basso, anzichè quella che vienedall'alto, la tirannide dei molti, anzichè quella d'un solo.
Se non che il fenomeno accaduto all'Alfieri mi sembraessersi rinnovato in molti altri dei più sfidati avversaridi Lorenzo il Magnifico, dai contemporanei finoai giorni nostri. Molti altri accatastano fatti su fatti epoi s'accorgono con loro stupore che i più tornano agloria di Lorenzo, e allora non possono tenersi dal mescolarele lodi ai biasimi, o per lo meno dallo scinderel'unità di questa grande e complessa figura storica delsecolo XV in modo, da farne uscire due, tre, quattroanzi, come propone il Perrens, uomini diversi, contenutiin un solo, e così poterne lodare uno o due e biasimarei rimanenti; a molti altri è accaduto di fermarsiall