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GIOVANNI PASCOLI
PROLEGOMENI:
LA COSTRUZIONE MORALE DEL POEMA DI DANTE.
LIVORNO
TIPOGRAFIA DI RAFF. GIUSTI
EDITORE-LIBRAIO
—
1898
PROPRIETÀ LETTERARIA
A
GASPARE FINALI
questo mio studio fu già pubblicato, sebbene conalcuna varietà, nel Convito di Adolfo de Bosis, delmio Adolfo, uno dei cuori più nobili e degl’ingegnipiù forti che mi sia stato e mi sia per essere concessodi ammirare e di amare. In quel Convito, incui elettissimi spiriti offrirono (con quale frutto dilodi e di grazie, Adolfo dirà) ai loro cittadini coppeideali, ferventi di pensiero generoso, Χαῖρεκαὶ πῶ τάνδε dicendo col poeta di Mytilene, anch’io fui cosìardito di propinare; e pòrsi, tra altro, questi Prolegomenidella Minerva Oscura, quanto a dire, la chiaveper entrare nel mistero di Dante. Era da cinque osei anni il mio lavoro segreto e prediletto: lo meditavoper giorni interi e ne sognavo (sorrida o ridachi vuole; ma è vero!) le notti. Era la mia compagnia,il mio conforto, il mio vanto. Dai dispregi chemai non mi sono mancati, io mi rifugiava nell’oscuroTesoro delle mie argomentazioni e divinazioni; lecontavo e ripetevo, e ne uscivo raggiante di solitarioorgoglio. Aver visto nel pensiero di Dante! Io ricordavaspesso quella affermazione, che si legge nel[vi]Convivio di lui e che è riportata nel Cap. III diquesti Prolegomeni: La vera sentenza.... per alcunovedere non si può, s’io non la conto; ed estendevoalla Comedia ciò che egli dice delle canzoni conviviali;e soggiungevo: E io, la vera sentenza, io l’hoveduta! Sì: io era giunto al Polo del mondo Dantesco,di quel mondo che tutti i sapienti indaganocome opera d’un altro Dio! Io aveva scoperto, incerto modo, le leggi di gravità di questa altra Natura;e quest’altra natura, la ragione dell’UniversoDantesco, stava per svelarsi tutta! E così concludevo,nel nostro Convito, con parlare della gloria che daricerca e scoperta tanto importante doveva derivarmi.
Non sono da allora passati due anni, e, mentrela fede nei miei argomenti si è assodata per sempre,è svanito dal mio cuore ogni desiderio di gloria edi gloriola. Se vanità è la vita, la gloria è l’ombragettata da quel