LA

VITA ITALIANA

DURANTE LA

Rivoluzione francese e l'Impero


Conferenze tenute a Firenze nel 1896

DA

Cesare Lombroso, Angelo Mosso, Anton Giulio Barrili, Vittorio Fiorini, GuidoPompilj, Francesco Nitti, E. Melchior de Vogüé, Ferdinando Martini, Ernesto Masi,Giuseppe Chiarini, Giovanni Pascoli, Adolfo Venturi, Enrico Panzacchi.

MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1897.


PROPRIETÀ LETTERARIA


Riservati tutti i diritti.

Tip. Fratelli Treves.


[405]

UGO FOSCOLO
(1778-1827)


CONFERENZA

DI

Giuseppe Chiarini.

[407]

Signore, Signori,

Fatemi grazia, cioè lasciate ch'io faccia graziaa voi, del preambolo, ed entri senz'altro in materia.

Ugo Foscolo canta nel Carme alle Grazie:

Sacra città è Zacinto. Eran suoi templi,

Era ne' colli suoi l'ombra de' boschi

Sacri al tripudio di Diana e al coro;

Nè ancor Nettuno al reo Laomedonte

Muniva Ilio di torri inclite in guerra.

Bella è Zacinto! A lei versan tesori

L'angliche navi, a lei dall'alto manda

I più vitali rai l'eterno sole;

Limpide nubi a lei Giove concede,

E selve ampie d'ulivi, e liberali

I colli di Lieo. Rosea salute

Spirano l'aure, dal felice arancio

Tutte odorate, e dai fiorenti cedri.

Chi scrisse questi versi era nato poeta, aveanelle vene il sangue della greca poesia. L'isolanatale che così sonante gli rifioriva nel verso[408]eraglisi trasmutata dal vero in questa splendidavisione, per la lettura degli antichi poeti. Il paganesimo,che nella maggior parte degli scrittoricontemporanei d'Ugo si componeva di reminiscenzedi scuola e di precetti accademici, erain lui un sentimento così vivo e profondo, cheegli allorchè, parlando dei suoi colli materni, diceva:“Ivi fanciullo — La Deità di Venere adorai„,diceva una cosa essenzialmente vera; tantovera, che gli effetti di quella soverchia adorazionelo tormentarono per tutta la vita.

L'isola di Zante, dove egli non vedeva che risoazzurro di cieli, selve d'ulivi e vigneti, dove nonsentiva che profumo d'aranci e di cedri, e neiboschi il tumulto e lo strepito delle caccie diDiana, quell'isola di Zante era ai tempi suoipoco più che un nido di selvaggi e di briganti.

Ugo stesso quando, mortogli nel 1788 il padre,si condusse con la madre e il rimanente dellafamiglia a Venezia, era (e rimase sempre) unpo' selvaggio anche lui. Qualche anno innanzi, aSpalatro, dove suo padre era stato ufficiale sanitariodal 1784 in poi, avea fatto la scuola diUmanità. Dove e come proseguisse gli studi aVenezia, s'ignora; ma che quivi la giovinezzasua fosse tutta negli studi, lo mostrano i ricordich'egli stesso ne lasciò fra le sue carte, e i versi[409]che compose fra i quattordici e i diciannoveanni, dal 1792 al '97.

Da quei ricordi e da quei versi balza fuor

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